

in collaborazione con

presentano
Nuevo Piazzolla Project
con
Nicola Mogavero – Sax soprano
Marcella Napolitano – Violino
Rosa Vaiana – Pianoforte
Romina Denaro – Contrabbasso
Gianluigi Cristiano – Chitarra Elettrica
con
Suono, Live Electronics e Soundscape
Giuseppe Rizzo
Luci, Proiezioni e Art-work
Petra Trombini
e con
coreografie
Silvia Giuffrè e Raul Masciocchi
Drammaturgia e Regia
Gianluigi Cristiano
Il Quinteto Nuevo Tango fu la grande invenzione di Piazzolla. La genesi del gruppo va ricondotta a una certa devozione per il quintetto come formazione, che ricorre nel jazz a partire dal bebop, in cui spiccava l’indipendenza delle voci, comprese quelle tradizionalmente destinate all’accompagnamento, come il contrabbasso o la chitarra. Nuevo Piazzolla Project raccoglie l’eredità della sperimentazione piazzolliana e la porta avanti attraverso un processo di ricerca che esplora nuove possibilità tramite la combinazione di live-music, drammaturgia contemporanea e musica elettronica.
Esisteva una musica colta e popolare al tempo stesso, proprio come sognava Piazzolla, e questa musica era suonata da piccoli gruppi e non dalle orchestre. La rivoluzione avveniva in formazioni ridotte.

Note di regia
Il nome Astor non esisteva. Mar del Plata non era che un porto di pescatori. Nel 1921, Vicente Piazzolla, poi meglio conosciuto come Nonino, figlio di Pantaleone Piazzolla, pescatore emigrato in Argentina da Trani in Puglia, battezzò suo figlio con un nome che non esisteva, volendo rendere omaggio a un amico italiano che si faceva chiamare così. Non sapeva Nonino che quel nome era l’abbreviazione con la quale, per un puro sfizio, l’amico aveva sostituito l’originario Astorre. Un malinteso forse. Un errore, un caso. Il Malinteso è uno dei motori più potenti della storia e della cultura. Il tango stesso nasce certamente da chissà quale fraintendimento. Fra le tante teorie possibili, quella più verosimile parla proprio di una catena di Tradimenti che nasce da brani da sala suonati male o, almeno, suonati in modo diverso, che a loro volta discendevano da chissà quale malinteso originario. Peraltro, anche lo strumento che avrebbe finito per caratterizzare quella musica – uno strumento assurdo, dalla diteggiatura che sfugge a qualsiasi logica tecnica – arrivò in quel porto per Caso e, sempre per caso, venne studiato, suonato e assimilato dalla pratica musicale quotidiana. E proprio nel tango, in quel linguaggio dal nome che sembra provenire dall’Africa, quello strumento inventato da Heinrich Band intorno al 1846 in Germania per l’accompagnamento liturgico (al posto del più classico organo o armonium), in Argentina, e più precisamente a Buenos Aires, per la prima volta trovò una scuola, uno stile, un’identità.
Malinteso, Tradimento, Caso, tutti concetti che sono alla base dell’esperienza e dell’opera di Astor Pantaleòn Piazzolla, le cui influenze musicali erano per la maggior parte quelle che si diffusero negli ambienti culturali colti della capitale argentina tra il 1940 e il 1980: il tango tradizionale, il modernismo già un po’ antiquato degli inizi del Novecento, le estetiche nazionaliste, la riscoperta di Johann Sebastian Bach e del Barocco, l’egemonia della fuga come forma delle forme, il jazz commerciale, il musical americano, il cool jazz e in seguito il jazz rock e la musica prog, il culto per gli Swingle Singers e il Modern Jazz Quartet, le musiche Hollywoodiane e perfino la canzone italiana di Sanremo. Piazzolla non era esperto in nessuno di questi generi, nemmeno di musica classica, quella accademica. Eppure, probabilmente fu proprio l’incompletezza e l’incertezza di quelle conoscenze a impedirgli di esserne una mera replica. I materiali di ciò che Piazzolla chiamò rivoluzione del tango erano quelli del suo tempo. Lo sguardo su quei materiali era così soggettivo e inconfondibile che finì per liquidare la possibilità di continuare sulla stessa via.
Nuevo Piazzolla Project, imparata la lezione dell’esperienza piazzolliana, nei termini della sperimentazione e incertezza, vuole consapevolmente rilanciare, con l’assoluta coscienza di quanto possa essere arduo farlo, ma con l’incondizionata convinzione che proprio questa incertezza fosse il presupposto che fece rilevante e unica l’opera compositiva di Piazzolla, soprattutto alla luce degli eventi musicali e compositivi che ne sono succeduti. Una rilettura sperimentale di quel Tradimento, un’evocazione raccolta di quella ricerca rivoluzionaria che scosse il panorama della musica popolare argentina dell’epoca, e che oggi è annoverata al livello mondiale come una delle più importanti e felici esperienze compositive del ‘900. Nuevo Piazzolla Project rilancia senza il timbro simbolo dell’opera di Piazzolla, il bandoneon. Se è vero che è difficile pensare il tango senza bandoneon, è quanto meno altrettanto difficile pensare un quintetto di Tango Nuevo senza Piazzolla stesso: sostituirlo con controfigure simulate non ne porterà in vita miracolosamente la stessa alchimia deflagrante del disegno compositivo originale. Nuevo Piazzolla Project ricomincia da dove aveva lasciato Piazzolla, sotto l’impulso del dovere morale. Nuevo Piazzolla Project aumenta dunque la scommessa rievocando quel processo di rielaborazione e rivoluzione timbrica, che attraverso i mezzi e le cifre stilistiche del nostro tempo scongiura di finire per essere una copia sbiadita e nostalgica del Quinteto. Ecco il perché dell’apporto dell’elettronica: la rielaborazione live degli strumenti reali si inserisce nella trama compositiva, ricrea il paesaggio sonoro, aumentando a dismisura la profondità dello spazio, gettando un’ombra e lanciando il suono fuori dalle rassicuranti acque che la tradizione del Tango Nuevo ormai stagnato. Un Tradimento se vogliamo, un errore, un Caso o un Malinteso, sperando che anche in questa circostanza, il Malinteso e il Tradimento, possano essere la forza motrice di una nuova incertezza che, approdando a nuove autenticità, potrà avere la consistenza, la compattezza, la solidità e lo spessore che servono per celebrare come si deve Piazzolla e la sua opera. Siamo sicuri che Astor avrebbe apprezzato.
G.C.